file:///C:/Users/Dott.%20Carmine/Downloads/googlec2eada4b758b0748%20(1).html Dr. Carmine Capasso Otorino Bari: BURNOUT: COSA FARE?

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giovedì 26 maggio 2011

BURNOUT: COSA FARE?

"Cos’hanno in comune medici, infermieri, poliziotti, giudici e insegnanti?
A prima vista poco o niente. Ma scavando si vede che tutti questi lavoratori si occupano da altre persone, facendosi spesso carico – con un vero e proprio transfer freudiano – dei loro problemi. Chi lavora in questi settori rischia quindi una nuova, insidiosa patologia, la sindrome da burnout, che a sua volta può manifestarsi con segni e sintomi psicosomatici gravi, quali mal di testa, contratture muscolari, ipertensione arteriosa, stipsi e affaticamento inspiegabile. Le forme più gravi possono comportare addirittura insonnia e depressione, ma non solo: sotto il profilo soggettivo, il burnout si presenta, con tre sintomi predominanti e in successione: fatica, cinismo e inefficienza.

La prima reazione allo stress indotto da esigenze di lavoro o cambiamenti significativi è considerata l’esaurimento. La persona in questo stato sente di avere superato il limite massimo di sopportazione psicofisica, fino a esserne quasi prosciugato, incapace di rilassarsi e ricuperare. Poi è il momento del cinismo, che si può considerare il segnale classico della seconda fase sintomatologica. Quando una persona diventa cinica, assume infatti un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti del lavoro e dei colleghi. La psicologia del lavoro interpreta il cinismo quale reazione difensiva, nel senso che rappresenterebbe il tentativo di proteggere l’ego dall’esaurimento e dalla delusione. Forse l’indice più grave del burnout è però l’inefficienza, perché un individuo che si sente inefficiente prova un crescente senso di inadeguatezza e vive come opprimente qualsiasi progetto, anche atto a migliorare la sua condizione. Col tempo il lavoratore “bruciato” si sente sempre più incapace di realizzare qualcosa di valido e questo lo porta a perdere la fiducia in se stesso, con conseguente calo della fiducia che gli altri ripongono in lui.

Secondo gli esperti, la comparsa della sindrome da burnout è legata probabilmente ai cambiamenti sostanziali avvenuti sia nei luoghi sia nei metodi di lavoro. Oggi il posto di lavoro è infatti sentito freddo, ostile ed esigente, sia sotto l’aspetto economico sia psicologico, la qual cosa sfinisce a livello psicofisico molti lavoratori. Come migliorare la situazione? Prima di tutto occorre dare modo alle persone di sentirsi realizzate nell’ambito della propria attività, evitando per esempio che l’impegno umano della professione – come quella del medico o del poliziotto – non abbia il giusto riconoscimento economico. Questo progetto richiede ovviamente una completa rivisitazione della struttura aziendale, a partire dai rapporti interpersonali. Dal punto di vista pratico, infine, un approccio corretto a questo problema è quello che prevede una sorta di check-up organizzativo, da ripetersi con regolarità nell’arco del tempo. Ma occorre soprattutto che i dipendenti non subiscano il processo, bensì contribuiscano a stabilire cosa verrà valutato e siano parte attiva nel completare il controllo finale. Solo così i risultati ottenuti potranno riflettere veramente il punto di vista di tutti e quindi potranno fornire un quadro accurato dell’intera organizzazione."
(http://www.cardiometabolica.org)

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